mercoledì 27 giugno 2018

LA CONOSCENZA E' DEMOCRATICA


Nel dibattito sui vaccini è emerso un personaggio (sotto in foto) che ha fatto di uno slogan il suo mantra: "la scienza non è democratica". Purtroppo questa idea si è diffusa e in molti pensano che di un argomento possa parlarne solo chi ha titoli di qualche tipo in quella materia. Sbagliatissimo.

Voglio allargare il campo e fare un ragionamento di più ampio respiro partendo da un esempio personale. Io ho studiato conservazione dei beni culturali all'Università. Se affermassi che Leonardo è un artista manierista e una persona con la terza media dicesse che non è vero chi avrebbe ragione? Ovviamente il secondo. Il fatto che io abbia un'istruzione superiore non conta assolutamente nulla e questa persona avrebbe tutto il diritto di correggermi.

Quindi la conoscenza è democratica, nel senso che chiunque si può informare e apprendere nozioni che sono valide, a prescindere da chi sia questa persona, che titolo di studio abbia, etc etc. Ovviamente questo non significa che la conoscenza è democratica nel senso che una cosa è giusta se la maggioranza delle persone lo sostiene, ma bisogna scardinare il concetto per cui solo qualcuno può parlare di certe cose. Un concetto va valutato solo in un modo: è giusto o sbagliato. Punto. E chiunque può parlare di qualsiasi cosa a patto che su quel tema si sia informato adeguatamente.

Non vale nemmeno il discorso della autorevolezza della fonte da cui si trae l'informazione. O meglio, è un elemento da considerare e sui cui farsi delle domande, ma non può essere una pregiudiziale che squalifica a priori un'informazione rispetto a una fonte più autorevole in quanto anche da una fonte rilevante si può trarre un insegnamento sbagliato e anche da una discutibile si può ricavarne uno corretto.

Queste mie riflessioni forse saranno pure banali, ovvie e scontate, ma ho la netta sensazione che per molte, troppe persone non sia così e mi pareva utile ricordare certi concetti.

A presto,

Benedetto


sabato 24 marzo 2018

Giornate di Primavera del Fai a Cusano e qualche riflessione


Mentre il popolo del “webbe” si accapiglia nei commenti ale nomine delle presidenze delle Camere, io da umile portavoce in consiglio comunale resto legato alla mia dimensione di paese (con tutto rispetto, anzi mio enorme orgoglio) e faccio un paio di riflessioni sulle giornate del Fai in corso a Cusano Milanino.
Prima di tutto un doveroso ringraziamento all'ottimo lavoro di chi ha reso possibile questa iniziativa, dal Fai agli amici del Milanino passando per la Protezione Civile, i proprietari delle ville storiche che hanno aperto le porte dei loro giardini e tutte le altre realtà coinvolte che chiedo scusa se per dimenticanza non le cito una a una.
Passeggiare per le vie del Comune e trovare così tanta gente accorsa anche da lontano, molti con bimbi al seguito, per ammirare la bellezza della nostra ctittà riempie il cuore di gioia.
Mi fa molto piacere che i volontari abbiano fatto notare nelle loro spiegazioni come le ville storiche avessero un sistema di raccolta di acqua piovana raccolta in vasche che tutt'ora, almano in un caso, viene usato per irrigare il giardino. Questo significa due cose: la prima, ovvia, che non si consuma acqua di rete ed è un piccolo ma importante segnale di attenzione allo sfruttament di un bene che nei prossimi anni diverrà sempre più importante nel nostro pianeta. Il secondo, meno scontato, riguarda il dissesto ideogeologico. Ebbene sì: convogliare l'acqua piovana in vasche evita che questa fluisca negli scarichi e di conseguenza nei tombini e nel Seveso, che molto spesso abbiamo visto causare danni. Curioso che un accorgimento così elementare ma così lungimirante fosse ben applicato a inizio del XX secolo ma sia stato un po' dimenticato nel tempo.
La seconda riflessione che volevo fare è sullo stato di Palazzo Omodei. A distanza di quasi 3 anni, nonostante 3 inverni passati senza climatizzazione, gli affreschi continuano, a prima vista, a tenere bene, segno che al di là delle vicessitudini che il costruttore incaricato del restauro ci ha fatto passare (e continua a farci passare visto che gli effetti delle sue mancanze continuiamo a pagarli) i lavori che ha fatto li ha eseguiti bene.
La considerazione finale è che ho sempre sentito molto forte il peso dell'essere cittadino dentro le istituzioni e la responsabilità che ne deriva, soprattutto in considerazione del fatto di adoperarmi per un territorio di particolare bellezza fortemente compromesso nella sua integrità, ma oggi ho sentito particolarmente anche il peso della Storia, che ci chiama a fare scelte per dimostrare di essere all'altezza di chi è venuto prima di noi. Non è facile, per niente, ma ci provo e ci proveremo fino alla fine.
 A presto,

Benedetto