domenica 17 settembre 2017

IL FALSO MITO DELLE COMPETENZE

Volevo scrivere questa riflessione da parecchio, visto che è un argomento di cui spesso si parla quando l'argomento in discussione è la politica.
Una delle idee che ci ha lasciato in eredità la politica è il mito delle competenze, cioè il credere che uno dei parametri per giudicare i rappresentanti nelle istituzioni o chi ne intende far parte sia proprio il suo bagaglio di conoscenze. 
Questo secondo me è un falso mito e vado subito a spiegare il perchè facendo l'esempio su me stesso. Io ho studiato conservazione dei beni culturali all'università. Non sono ancora laureato ma ho sostenuto tutti gli esami. Dopo aver fatto questo percorso c'è solo una materia, all'interno di questo sterminato campo, in cui mi posso dire minimamente competente, ed è il cinema. Dico minimamente perchè, ad esempio, il cinema asiatico contemporaneo lo conosco pochissimo, quindi in quello sono ancora incompetente, però se fossi chiamato da membro delle istituzioni, a prendere una decisone su tale materia forse avrei i mezzi per prendere una decisione ponderata. Ma se, ad esempio, fossi in Parlamento e un emendamento alla finanziaria ponesse in discussione l'opportunità o meno di dare delle svvenzioni statali a un festival teatrale, le cose cambierebbero completamente. In quel caso dovrei informarmi da esperti perchè non avrei la minima idea se quel festival ha effettivamente valore tale da meritarsi i fondi. La mia decisione, in quel caso, avrebbe la stessa valenza di qualsiasi altro parlamentare e la mia competenza sarebbe solo minimamente maggiore alla sua, pur avendo sostenuto e superato discretamente l'esame di storia e critca del teatro. La differenza tra lui e me sarebbe praticamente zero.

Si può dire quindi che io non sia competente nemmeno nel mio campo di studi. Figuriamoci se si può pensare che io sia competente in linea generale! Questo penso che valga per qualsiasi disciplina o percorso accademico.
Per questo quando vedo etichettare i politici e la loro presunta competenza in base al loro titoli di studio la cosa mi lascia alquanto perplesso e non mi convince minimamente. Dal mio punto di vista le questioni su cui un parlamentare effettua un voto avendone competenza diretta sono estremamente poche. Mi si potrà rispondere che mettendo insieme le competenze di tutti i parlamentari dello stesso gruppo, almeno per i partiti maggiori che possono contare un centinaio di membri, si ottiene un gruppo competente. Ho forti dubbi che si ottenga questo risultato, visto lo sterminato campo che bisogna ricoprire con tutti gli aspetti della medicina, della cultura, dell'economia, dei trasporti, dell'agricoltura, delle forze armate, della giurisprudenza, dell'ingegneria, etc etc. Ma anche ammettendo che ciò sia possibile, qual è la differenza tra un gruppo che contiene al suo interno quel bagaglio di conoscenza e un altro che invece cerca quello stesso sapere al di fuori delle sue fila? Per me nessuna. Anzi, quando quelle nozioni vengono condivise tra politici c'è sempre il dubbio che le informazioni siano parziali, dettate da pregiudizio ideologico o peggio ancora interessi privati. Se invece queste vengono da soggetti terzi esterni, ad esempio docenti universitari o dal mondo del lavoro che vive quotidianamente quelle esperienze, credo che quella conoscenza sia più affidabile. 
Per questo non giudico il valore di un mebro delle istituzioni o aspirante tale dalle presunte competenze. Mi chiederete: ma allora da cosa giudicarlo? Bene, per me si può valutare il valore di questi da 3 fattori fondamentali: onestà, impegno e intelligenza. 
La prima la intendo in senso generale. Ovviamente la persona non deve essersi macchiata di atti moralmente sbagliati ma deve anche essere guidata dall'interesse per il bene comune. So che è un'idea piuttosto vaga e soggettiva, ma penso sia il valore principale. Se infatti si ha davanti una persona intelligente e con grande volontà ma disonesta, gli altri due valori non servono a nulla. 
Anche l'impegno è fondamentale. Una persona deve dimostrare di darsi da fare e di meritarsi il ruolo a cui ambisce. Se si è onesti e intelligenti ma svogliati si è sostanzialmente inutili. Inoltre premiare chi non ha mai fatto niente o quasi a discapito di chi invece si è speso molto per qualcosa è estremamente ingiusto per quest'ultimo.

L'intelligenza, ovviamente, è indispensabile. Se un eletto si impegna ed è onesto ma non capisce nulla di ciò che gli viene spiegato dalle persone competenti è un problema enorme. 
Spero che questa mia riflessione risulti utile per qualcuno e che aiuti il dibattito su questo tema. A breve, e qui mi rivolgo agli iscritti al Movimento 5 Stelle, saremo chiamati a scegliere i nostri candidati per le elezioni politiche e regionali. Mi auguro che nella scelta di questi vengano presI in esame questi aspetti e non ci si limiti a leggere dei curricula, basando le preferenze su ciò che una persona ha studiato o fatto come lavoro.
In ogni caso... buona scelta a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate di queste mie parole.

EDIT
Dario Fuma, attivista di Paderno, che ringrazio del contributo, mi ha fatto notare altre doti necessarie che si possono riassumere in un'altra caratteristica fondamentale per chi fa politica: l'umiltà. Condivido in pieno le sue osservazioni e quindi aggiorno volentieri il post



Alla prossima!
Benedetto



sabato 28 gennaio 2017

PASSAGGIO DI CONSEGNE


Da un paio di settimane sono diventato il capogruppo in consiglio comunale per il Movimento 5 Stelle. Prima di tutto mi pare doveroso spiegare i motivi di questo avvicendamento.

Nella nostra formazione politica come si sa “uno vale uno”, il che significa che non ci sono persone che contano più di altre ma tutti hanno la stessa importanza. Quindi in parte questa decisione è dovuto a questo. Essendo noi due abbiamo deciso di dividere il mandato a metà e dare quindi continuità a questo ruolo. Purtroppo quest'incarico porta a esprimere pareri durante le riunioni dei capigruppo e il concetto del portavoce che riporta le idee di un gruppo (e quindi chiunque può farlo) trova degli ostacoli. Nonostante ciò cerchiamo sempre di rispettare il più possibile il gruppo.
Un altro motivo della scelta è quello di distribuire equamente tra noi portavoce onori e oneri. Essere capogruppo significa un impegno maggiore, ma anche avere l'opportunità di fare una bella e formativa esperienza personale, quindi è giusto che questa occasione ce l'abbiano più persone e il peso del lavoro venga diviso tra tutti gli eletti.

Fatte queste precisazioni mi sento di fare un paio di considerazioni. Il lavoro del mio collega portavoce ed ex capogruppo Marco è stato straordinario. Potrei dilungarmi su come abbia intepretato il suo incarico in questi due anni e mezzo, ma non voglio annoiare nessuno e nemmeno cadere nell'errore di elogiarci da soli; come si suol dire “chi si loda si imbroda”. Avevo ache promesso che avrei fatto un bilancio di metà mandato, magari durante le feste, ma i tanti impegni istituzionali e non mi costringono a posticipare. Vorrei solo dire che sono molto felice e orgoglioso di ricoprire questo ruolo, ma al tempo stesso ne sento fortemente la responsabilità. Sinceramente non credo che sarò all'altezza di chi mi ha preceduto ma ci proverò con determinazione, sperando che chinque abbia dei consigli su come portare avanti questo cammino mi aiuti, anche con le critiche, perchè queste fanno migliorare noi e se miglioriamo noi possiamo anche migliorare la nostra città.

A presto,


Benedetto